Vittoria al Morgaten
Nascita della Confederazione
Una nuova via attraverso le Alpi
A partire dall’XI secolo, l’Occidente è confrontato con una forte crescita economica. Scambi commerciali e fiere si rianimano e si ampliano. Commercio e industria si sviluppano in aree geograficamente e politicamente privilegiate come l’Italia, la regione baltica e le Fiandre. Le relazioni commerciali tra queste aumentano e i mercanti utilizzano, per i loro traffici, le vie marittime, i corsi d’acqua e i passi alpini. Fino al XII secolo il traffico è concentrato maggiormente sul passo dello Spluga e su quello del San Bernardino (Grigioni) e il Brennero per la parte est, il Moncenisio e il Gran San Bernardo per quella ovest. Manca però un passaggio nelle Alpi centrali.
Ad inizio XIII secolo viene aperto dagli Urani. Si tratta di un passo costituito da ponti costruiti tra le gole e i dirupi della Schöllenen; si tratta del passo del San Gottardo. Questa nuova via di comunicazione è l’unica che unisce direttamente il nord al sud attraversando in una sola volta la catena delle Alpi. La leggenda attribuisce al diavolo la costruzione del ponte, a testimoniare la paura che tale ostacolo incuteva agli abitanti della valle.
Il San Gottardo è sempre stato un passo molto trafficato; vi passano merci di ogni genere e gente di ogni luogo. Urani e leventinesi ne traggono il giusto profitto. Si organizzano in corporazioni e controllano il traffico, fissano i dazi ed i pedaggi, stabiliscono nei loro statuti regole che proteggono i viaggiatori stranieri e proibiscono ricompense. Gli abitanti delle valli impongono l’uso dei loro animali da traino e porto (muli e cavalli) oppure li affittano. Ai trasportatori stranieri viene chiesta una tassa di transito chiamata “forletto”. I vantaggi sono notevoli anche se la manutenzione della strada e dei ponti sia particolarmente difficile e costosa.
Anche i contadini della Svizzera centrale possono ora smerciare carne, formaggio e pelli nel Ticino e nella pianura padana. Nelle valli l’allevamento si sviluppa notevolmente. Con il nuovo passo anche gli attrezzi per il lavoro, stoffe, vino, sale e grano possono venire importati dall’Italia.
Le comunità contadine
Anche nelle vallate alpine vengono a costituirsi le comunità rurali. Dal XII secolo si sviluppa maggiormente l’allevamento che si adatta meglio della coltivazione ai rilievi del territorio e alle sue condizioni climatiche. I montanari tracciano i sentieri per il bestiame e sviluppano l’irrigazione. Costruiscono cascine e stalle sulle alpi e sui maggenghi. Tutti gli abitanti di un villaggio o, a volte, di una valle vi partecipano. I pascoli appartengono alla comunità. La manutenzione dei sentieri, la scelta dei pastori e la spartizione dei prodotti alla fine dell’estate sono decise in assemblee che riuniscono gli uomini di ogni condizione sociale. Esse designano i loro rappresentanti, scelti spesso tra i membri delle famiglie più agiate, che esercitano un’influenza notevole sulla loro comunità. Queste comunità sono libere di gestire i loro beni; godono quindi di una ragionevole autonomia. A volte ottengono anche il diritto di amministrare la giustizia. Il signore, troppo lontano, si accontenta di percepire i tributi.
Gli Urani, all’inizio del XIII secolo si trovano in questa situazione favorevole. Riuniti in una comunità rurale si organizzano per controllare il traffico sul San Gottardo e trarne profitto. Somieri e osti urani vengono a contatto con i viaggiatori stranieri che li informano sulle carte di libertà (Documento concesso dal signore in cui vengono specificati i doveri e le libertà di una persona o di un gruppo di persone) ottenute dalle città italiane e fiamminghe. Nel 1231 gli Urani riscattano dagli Asburgo (originari di Argovia) il diritto d’avvocazia (diritto di dominio spettante al re; poiché non può sempre esercitarlo di persona, designa un suo rappresentante con il titolo di conte). Questo non sarebbe mai stato possibile senza i benefici ricavati dai traffici attraverso il San Gottardo. Nello stesso anno ottengono l’immediatezza imperiale che li libera dalla sovranità dei signori locali, in particolare dagli Asburgo. L’imperatore ha comunque il suo tornaconto: mantenere sotto la sua protezione gli Urani significa allontanare gli Asburgo dal San Gottardo. Il valico, al quale l’imperatore dà grande importanza, è d’ora in poi in mani sicure.
Le premesse dell’alleanza
Nel XIII secolo esistono alcune comunità rurali nella regione del lago dei Quattro Cantoni; oltre a quella di Uri ce ne sono una a Svitto e due nell’Untervaldo. Nel 1231, come visto, gli Urani ottengono l’immediatezza imperiale. Gli Svittesi nel 1240 ottengono dall’imperatore gli stessi vantaggi ma, gli Asburgo, che possiedono diritti nella regione, non riconoscono questo atto imperiale. Gli abitanti d’Untervaldo invece non beneficiano di alcun privilegio e rimangono sottomessi ai signori locali.
Dal 1273 Rodolfo d’Asburgo, eletto Re di Germania, esercita di fatto anche l’autorità imperiale. Per i Waldstätten (“stati forestali”. I tre cantoni più antichi della Confederazione: Uri, Svitto e Untervaldo; cantoni primitivi) tale avvenimento è molto importante. Infatti Urani e Svittesi, che avevano avuto l’immediatezza imperiale per sfuggire alla tutela degli Asburgo, si trovano ora a dipendere proprio da un Re Asburgico. L’avversario di sempre ha preso il posto del protettore. Di fronte al pericolo, le quattro comunità concludono forse una prima alleanza. Come per le città dell’Altopiano, è il bisogno di sicurezza e protezione che spinge i Waldstätten ad unirsi.
Rodolfo d’Asburgo, forte del suo prestigio, s’impossessa dell’Austria e della Boemia, ottiene nuovi diritti e territori nella Svizzera centrale. Rodolfo non contesta i privilegi concessi dai suoi predecessori; tuttavia, siccome governa buona parte d’Europa, ricorre a funzionari (balivi) per gestire i beni della famiglia e dell’Impero e per amministrare la giustizia. I balivi, in gran parte di origine servile, sono però poco propensi a rispettare i diritti locali. Gli abitanti delle vallate, per la maggior parte uomini liberi, non accettano di essere giudicati da funzionari di condizione inferiore. Il malcontento cresce poiché si devono pagare pesanti imposte per finanziare le campagne militari di Rodolfo. I balivi prelevano pure i pedaggi sulla strada del San Gottardo e percentuali sulle transazioni commerciali, sottraendo entrate agli Urani. Tra i Waldstätten aumentano i motivi di risentimento.
L’alleanza
Rodolfo d’Asburgo muore nel luglio del 1291. Il futuro degli abitanti dei cantoni primitivi è incerto. All’inizio di agosto concludono un’alleanza per salvaguardare le franchigie ottenute in precedenza.
Il patto del 1291 è il rinnovo di un’alleanza più antica alla quale sono aggiunte nuove clausole. Il documento su pergamena è redatto in latino e ai suoi margini inferiori sono appesi i sigilli delle tre comunità. Solo a partire dal XIX secolo il documento, per lungo tempo ignorato dagli storici, è considerato l’atto di nascita della Confederazione. Con questa alleanza le tre comunità si promettono assistenza reciproca e incondizionata contro qualsiasi avversario.
Esse rifiutano che la giustizia venga amministrata da funzionari stranieri; i liberi contadini delle vallate accetteranno soltanto le sentenze pronunciate da un giudice, appartenente alla comunità, scelto tra loro, al quale il signore avrà delegato i poteri. In caso di conflitto tra le comunità, esse dovranno ricorrere a un arbitro e ne rispetteranno le decisioni. Il patto prevede anche pene severe contro assassini, incendiari e ladri. L’alleanza del 1291 non rappresenta un atto rivoluzionario contro il Re o il signore, poiché non mette in discussione i loro diritti; le comunità delle vallate vogliono unicamente salvaguardare le libertà e amministrare esse stesse i loro beni.
L’alleana, il foedus, è ancor più singollare ove si dia credito a quanto sostenuto dallo scrittore svizzero Sergius Golowin. per il quale «Le popolazioni che abitavano i tre cantoni fondatori non pensavano affatto di appartenere alla stessa razza.
Anche se Schiller scrisse «siamo un solo cuore, lo stesso sangue… una nazione».
La gente di Uri era convinta che i propri antenati venissero dalle regioni orientali, mentre gli abitanti di Svitto credevano di essere discendenti delle tribù del nord e i loro compatrioti di Untervaldo sostenevano di esserlo dei Romani o forse dei Greci».
Riassumendo, si può affermare che queste comunità desiderano ed affermano un’autonomia completa, anche se non ancora la piena sovranità, questa tuttora riconosciuta all’imperatore.
La tradizione
La tradizione fa risalire la nascita della Confederazione al Giuramento del Grütli (Rütli); tre rappresentanti delle comunità rurali (Walter Fürst per Uri, Werner Stauffacher per Svitto e Arnold von Melchtal per Untervaldo), esasperati dagli abusi dei balivi asburgici, hanno giurato di liberare il paese dalla servitù. Tra i congiurati appare la figura di Guglielmo Tell di Bürglen (Altdorf). Secondo la tradizione orale, egli si era rifiutato, il 18 novembre del 1307, di rendere omaggio al simbolo della sovranità asburgica, un berretto posto su una picca al centro di Altdorf, provocando così le ire del balivo austriaco Hermann Gessler. Il mitico eroe, conosciuto per l’abilità nell’uso della balestra è costretto a centrare con un dardo la mela posta sulla testa di suo figlio Gualtiero (Walter). L’eroe non sbaglia ma dispone ancora di un dardo da utilizzare contro il balivo nel caso suo figlio fosse stato colpito. Gessler se ne accorge e ordina il suo arresto. Tell riesce a fuggire dalla barca che lo trasporta, approfittando di una tempesta che infuria sul Lago dei Quattro Cantoni.
Braccato, il terzo giorno, nascosto dietro ad un albero ai lati della «Via cava» che dal Gottardo conduce a Zurigo, nelle vicinanze di Küssnacht egli tende un agguato al balivo, e lo colpisce a morte, dando così avvio ad una rivolta popolare con saccheggi e distruzione di torri e castelli.
Nelle cronache del XIII e XIV secolo non si fa accenno alcuno a Guglielmo Tell né al balivo Gessler, né ai tre congiurati del Rütli. Le relazioni con gli Asburgo, così come riferite dalla tradizione orale, non corrispondono alla realtà storica. Si tratta dunque di una leggenda che compare in forma scritta verso il 1470, momento in cui anche gli Inglesi scoprono il loro eroe Robin Hood. La leggenda di Guglielmo Tell è forse di origine nordica; già nel X secolo, infatti, i Danesi celebravano Toko, un eroe ricordato per la prova della mela inflitta dal crudele re Harald II “Bluetooth” (Dente azzurro) (936-966).
Alcuni storici affermano che la storia di Tell si rifà a episodi realmente accaduti, deformati nei secoli. Mito o realtà che essa sia, quindi, si perpetua e si trasforma.
Guglielmo Tell è il rappresentante di un popolo che rispetta l’autorità, ma la combatte con tutti i mezzi, ove mai questa si dimostra dispotica.
Un morigerato contadino che, nel bisogno e con grande successo, si improvvisa eroe.
Il racconto ha conosciuto grande successo negli Stati Uniti, dove il balestriere è diventato simbolo della lotta per l’indipendenza. Il poeta tedesco Schiller ne ha fatto l’eroe di un dramma e ne ha accresciuto la celebrità; Tell ha ispirato numerosi artisti: Rossini, Victor Hugo, Hodler e altri.
Rafforzamento dell’alleanza e prima espansione
Anche gli eredi di Rodolfo d’Asburgo desiderano ottenere un solido dominio a nord delle Alpi. I Waldstätten sono preoccupati anche se ottengono la conferma dei privilegi dall’imperatore che non è un Asburgo. La tensione tra le due parti è forte; un’incursione degli Svittesi contro l’abbazia di Einsiedeln dà inizio alle ostilità. Leopoldo d’Austria è intenzionato a punire i colpevoli ma la sua azione, mal preparata, fallisce miseramente al Morgarten nel 1315. Le truppe di Leopoldo, incolonnate in un angusto passaggio sulla riva del lago di Aegeri, sono sorprese da una valanga di pietre e tronchi d’albero, poi i montanari, armati di alabarde, attaccano e sospingono i cavalieri verso il lago. La fanteria nemica che segue i cavalieri fugge terrorizzata. I vincitori danno poi il colpo di grazia ai feriti e spogliano i morti.
Questa prima vittoria rafforza l’alleanza che unisce le comunità rurali. Mosse da una comune preoccupazione di sicurezza, sottoscrivono il Patto di Brunnen. Una delle clausole principali impedisce alle tre comunità di contrarre alleanze separate con potenze straniere. La minaccia costante degli Austriaci impone ai Waldstätten la necessità di un atteggiamento solidale verso l’esterno. Il nuovo patto, redatto in tedesco, sostituisce quello del 1291, viene letto nelle assemblee e approvato sotto giuramento. Lo smacco subito dagli Asburgo contribuisce ad attirare nuovi alleati. La città di Lucerna, all’estremità ovest del Lago dei Quattro Cantoni, fondata all’inizio del XIII secolo, diventa punto di partenza e sbocco per il traffico che percorre il passo del San Gottardo. Inoltre i contadini della Svizzera centrale vi trovano clienti per il bestiame e il formaggio che vengono scambiati con cereali e sale. Ecco che, economicamente parlando, la città e le tre comunità diventano interdipendenti. A partire dal 1291, però, Lucerna è proprietà degli Asburgo che la controllano strettamente; prelevano imposte sempre più elevate, scelgono il borgomastro e nuocciono alla sua prosperità, impedendo, per esempio, il rifornimento dei Waldstätten durante la guerra del 1315. Molti borghesi sono esasperati. Nel 1332 la città sottoscrive un patto con i cantoni primitivi. Tuttavia rimane di possesso Asburgico pur essendo entrata a far parte della Confederazione.
Nuovi alleati
Nel XIV secolo Zurigo è una libera città imperiale*. Centro di traffici attraverso le Alpi, sviluppa l’industria della seta acquistando la materia prima in Italia. Zurigo guarda a sud: San Gottardo e valichi grigionesi sono vitali. Zurigo è governata da nobili di origine borghese, favorevoli agli Asburgo. Nel 1336 però gli artigiani ed alcuni mercanti, guidati da Rudolf Brun, strappano il potere ai nobili che trovano protezione presso gli Asburgo. I nuovi governanti, per mantenere l’indipendenza ed i loro interessi, chiedono l’appoggio dei Waldstätten e nel 1351 sottoscrivono il patto.
(*) Città imperiale libera: è una città che gode dell’immediatezza imperiale, non è sottomessa all’autorità di un signore feudale e quindi dipende direttamente dall’imperatore.
La comunità rurale di Glarona e la città di Zugo appartengono agli Asburgo. La prima sollecita un’alleanza ma i Confederati non la ritengono indispensabile, nel 1352 la firma del trattato, accorda ai Glaronesi solo pochi vantaggi. Zugo invece, sulla strada che collega Zurigo a Lucerna e giunge al San Gottardo, è costretta ad allearsi sotto la minaccia di una spedizione armata. Il nuovo cantone entra nella Confederazione a pari diritti. La città di Berna, come quella di Zurigo, gode dell’immediatezza imperiale; è ricca ed è una potenza militare assai forte. Verso il XIV secolo essa estende la sua influenza nell’Oberland dove possiede già numerosi territori. Queste sue ambizioni attirano le ire e le ostilità dei vicini. Nel 1339 una vasta coalizione, formata dalle signorie dell’Altopiano, Friburgo e dall’Imperatore Ludovico il Bavaro (non riconosciuto dai Bernesi) affronta i Bernesi ma il nemico è sconfitto a Laupen grazie anche all’alleanza con i Waldstätten. Da questo momento la città gode di grande prestigio nella Svizzera occidentale. Nel 1353 l’alleanza con i cantoni primitivi è rinnovata, malgrado non sussista alcuna minaccia esterna. La Confederazione si è così estesa ora anche ad ovest, verso la Romandia.
Rafforzamento dei legami
Attorno al 1380 le città confederate quali Lucerna e Berna, abbandonano la prudente politica seguita con l’alleanza con i Waldstätten. Poco alla volta si allargano verso i territori circostanti irritando così Leopoldo III d’Austria. Quando i Lucernesi accordano protezione all’Entlebuch e a Sempach, Leopoldo reagisce violentemente. Vassalli d’Alsazia, Svevia e Argovia gli si uniscono con le proprie truppe. Lo scontro ha luogo nei pressi di Sempach nel luglio del 1386. L’esito è per lungo tempo incerto. I lucernesi, però, appoggiati da Urani, Svittesi e Untervaldesi, hanno la meglio. Leopoldo cade in battaglia. L’inaspettata vittoria dei cittadini e dei montanari contro un esercito di cavalieri fa eco in tutta Europa, come testimoniato da una cronaca polacca dell’epoca.
Celebre è l’episodio eroico di Arnold Von Winkelried, il quale si immoò raccogliendo su di se le punte delle lunghe lance, permettendo alle truppe elvetiche di entrare nella breccia così creata e sconfiggere gli aggressori imperiali.
Per gli Asburgo è la rovina. Dopo Sempach sono progressivamente scacciati dai territori a nord delle Alpi centrali e il loro dominio da quelle parti diventa sempre più debole. Così Berna e Lucerna sottomettono alcuni territori degli Asburgo senza la minima difficoltà.
Alla fine del XIV secolo gli otto cantoni costituiscono una comunità chiamata Confederazione. al compatto nucleo originario di Uri, Svitto e Untervaldo si sono aggiunte Lucerna, Zugo e Glarona, ammessa a pieno diritto nel 1388 dopo la vittoria di Näfels sugli Asburgo. Più deboli sono invece i legami tra la Svizzera centrale e le città imperiali di Zurigo e Berna.
Due convenzioni rafforzano i legami esistenti. La Carta dei Preti del 1370 ha due scopi: sottomettere gli ecclesiastici ai tribunali locali e proteggere le relazioni commerciali di quella che per la prima volta viene chiamata “Unser(e) Eydgenossenschaft” (La nostra Confederazione; intesa come unione di più stati). La convenzione di Sempach, sottoscritta nel 1393, fissa per tutti i cantoni le norme da osservare in caso di conflitto: spartizione del bottino, punizione dei disertori, protezione delle donne non armate.
I contadini dei cantoni primitivi si uniscono ai borghesi delle città. Gli scambi commerciali e il comune bisogno di sicurezza li hanno avvicinati. Dalla loro alleanza è nata la confederazione elvetica.
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