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Convivenza con partner straniero: si al permesso di soggiorno

Quando il partner straniero non ha il permesso di soggiorno può sembrare difficile iniziare una convivenza regolare in Italia. In realtà sia la legge che le ultime sentenze sembrano facilitare una soluzione positiva per molte coppie che si trovano in questa situazione.

Il primo strumento che viene in aiuto delle coppie miste è La legge Cirinnà (Legge n. 76/2016) che ha riconosciuto le convivenze di fatto – sia omosessuali che eterosessuali – tra due persone maggiorenni (non sposate né parenti tra loro) che hanno un legame di coppia caratterizzato da assistenza morale e materiale.

Riconoscimento della convivenza di fatto con partner straniero con intervento dell’Avvocato

Per poter ottenere il permesso di soggiorno del partner straniero, la convivenza di fatto deve essere riconosciuta e formalizzata stipulando un contratto di convivenza sottoscritto e autenticato, ad esempio, dinanzi ad un Avvocato.

La redazione del contratto di convivenza autenticato è lo strumento che permette alla coppia mista di provare l’esistenza una relazione stabile tra il cittadino italiano e lo straniero e, quindi, di poter applicare la direttiva 2004/38/CE (recepita in Italia dal d.lgs. n. 30/2007). Questa direttiva conferisce ai cittadini dell’Unione Europea, e ai loro familiari, il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, agevolando l’ingresso ed il soggiorno anche al partner.

Sulla base di queste disposizioni di legge la compagna o il partner extracomunitario deve poter essere iscritto all’anagrafe di qualunque comune italiano, necessaria per ottenere il permetto di soggiorno.

Cosa fare se il comune rifiuta l’iscrizione all’anagrafe

In alcuni casi si sono verificati dei rifiuti di registrazione anagrafica da parte dei comuni. Svariati Tribunali italiani hanno, però, dichiarato l’illegittimità di questi dinieghi ed hanno affermato il diritto all’ingresso in Italia ed al ricongiungimento per quegli stranieri che hanno un partner italiano, se intrattengono con questo una relazione stabile debitamente attestata da documentazione ufficiale, anche se non registrata (segnaliamo tra i provvedimento più interessanti: quello del Tribunale di Bologna con ordinanza n. 21280/2020; del Tribunale di Modena con ordinanza n. 370/2020; del Tribunale di Milano, con ordinanza del 24 aprile 2021).

I Giudici hanno rilevato che per ottenere il riconoscimento delle convivenze, la coppia deve solo provare

  • di avere sufficienti risorse economiche;
  • l’esistenza di idonea soluzione abitativa nel comune;
  • un contratto di convivenza sottoscritto davanti un avvocato in qualità di pubblico ufficiale.

In questi casi il comune deve concedere la registrazione anagrafica dello straniero, con la quale sarà possibile avere il permesso di soggiorno. In caso contrario la coppia potrà ricorrere all’Autorità giudiziaria contro il rifiuto del comune per ottenere un ordine di trascrizione da parte del Giudice e, successivamente, recarsi in Questura per le pratiche relative al permesso di soggiorno.

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La mediazione familiare, un aiuto per risolvere il conflitto tra moglie e marito

Se tra moglie e marito sorge un conflitto che provoca una crisi matrimoniale, affrontare un percorso di mediazione familiare può diventare un valido aiuto per evitare lo spettro della separazione e del divorzio.

 

Come funziona la mediazione familiare

La mediazione familiare è un percorso che i due coniugi intraprendono insieme per riorganizzare gli equilibri della famiglia. È quel cammino che li porta a scegliere di comune accordo come determinare il loro presente e futuro.

Naturalmente, non sono soli ma vengono guidati e consigliati da una figura qualificata, il mediatore, il cui compito consiste proprio nell’aiutare marito e moglie a prendere decisioni che soddisfino le esigenze di entrambi.  Il mediatore supporta la coppia e la aiuta a spianare la strada verso un accordo che, se tutto va bene, potrà far riconciliare marito e moglie.

Nel caso in cui la riconciliazione fosse impossibile, invece, il percorso effettuato al fianco del mediatore permetterà alla coppia, con l’ausilio di un avvocato familiarista, di procedere con una risoluzione consensuale del legame matrimoniale, ossia con un percorso meno difficile sia psicologicamente che a livello giuridico.

Quale ruolo ha l’Avvocato familiarista dopo la mediazione

Quando marito e moglie decidono di separarsi o di divorziare significa che il mediatore ha fallito nell’intento di farli riconciliare ma può aiutarli a trovare un punto d’incontro che è fondamentale anche da un punto di vista economico: un procedimento consensuale, infatti, risulterà essere più rapido e meno snervante ma anche decisamente più economico per la coppia.

In questa fase affidarsi ad un Avvocato familiarista è essenziale per essere sicuri che tutti gli aspetti giuridici vengano affrontati in modo professionale e che sia garantita una tutela dei diritti, anche economici, della famiglia.

 

La paura di chi si accinge ad affrontare una separazione o un divorzio è, spesso, quella di trovarsi nelle mani di una persona non specializzata in diritto di famiglia che, alla fine, chieda una parcella esorbitante senza offrire le necessarie tutele.

Chi pensa che tutti si possano occupare di procedimenti di famiglia, infatti, fa un grossolano errore. Avere a che fare con la crisi di un nucleo familiare è un incarico decisamente delicato, che può influenzare la vita dei coniugi, e degli eventuali figli, per sempre.

È importante che tra l’avvocato e il coniuge si crei un rapporto d’intesa, di collaborazione e soprattutto di fiducia: chi è coinvolto in un procedimento di separazione o divorzio non sempre è obiettivo sulla realtà dei fatti; ecco perché la fiducia è essenziale fin dal primo istante soprattutto se si vuole cercare di raggiungere un accordo, scopo che dovrebbe essere primario per tutti.

Al fine di trattare in modo organico una simile posizione l’Avvocato potrà farsi coadiuvare da altre figure professionali come psicologi e psicoterapeuti, anche infantili, o psichiatri che possono lavorare al fianco del legale per mitigare gli asti o per aiutare i figli a superare il momento in modo meno traumatico.

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