Nuovi criteri per la successione dei figli dopo la riforma del 2012
La riforma sulla filiazione del 2012 ha introdotto nuovi criteri per la successione dei figli dato che ha sancito definitivamente la sostanziale uguaglianza tra figli nati durante il matrimonio, una volta chiamati legittimi, e figli nati al di fuori del matrimonio, prima chiamati naturali. Al di là del valore etico, questa riforma è andata ad abbattere le ultime differenze tra i figli e gli interventi più significativi son stati in ambito successorio.
I nuovi criteri per la successione dei figli
La novità più importante è stata la cancellazione del cosiddetto “diritto di commutazione”.
Il diritto di commutazione era quella possibilità che avevano i figli legittimi di liquidare, in denaro o beni immobili, i fratelli nati da relazioni fuori dal matrimonio del genitore deceduto.
In questo modo i fratelli venivano liquidati per la porzione di eredità a loro spettante e non entravano a far parte della divisione ereditaria.
In caso di opposizione da parte dei figli naturali, era necessario rivolgersi al Giudice, il quale, valutate le circostanze personali e patrimoniali, era tenuto a prendere una decisione. Oggi, invece, anche i figli nati al di fuori del matrimonio entrano a pieno titolo nella divisione ereditaria. Non solo: il diritto successorio non è riconosciuto unicamente nei confronti dei genitori, ma anche di tutti gli altri parenti.
La precedente riforma del diritto di famiglia del 1975 aveva sì compiuto un sostanziale passo in avanti in questa direzione, introducendo il dovere di ciascun genitore di mantenere, educare e istruire i figli anche se nati fuori dal matrimonio. Ma erano rimaste comunque delle differenze di trattamento tra figli nati all’interno o all’esterno del matrimonio, la maggior parte delle quali riguardavano proprio i diritti successori.
Di fatto, si venivano a creare ingiustificati privilegi e disparità che legavano la nascita del bambino alla sua futura possibilità di accedere o meno all’eredità familiare. Quasi come se i figli concepiti e nati nel matrimonio godessero di una superiorità affettiva, e quindi materiale, su tutti gli altri.
Possiamo dire, quindi, che è stato fatto un ulteriore passo avanti in una società come quella attuale, caratterizzata dalla costante diminuzione di nuovi matrimoni a fronte di un aumento, via via sempre maggiore, di convivenze, dove la precedente normativa poteva apparire decisamente anacronistica.