LA MILIZIA DI AQUILA Beresina 1812 – Aquila 1962 A cura di Meinrado Devittori
articolo messo a disposizione di Vittore Devittori, Aquila, Ottobre 1999
Durante il periodo, della costituzione della Repubblica Elvetica una ed indivisibile (in seguito alla Capitolazione militare dei 1803) la Francia impose alla Confederazione dei 13 cantoni un trattato di alleanza offensiva e difensiva, secondo il quale la Svizzera s’impegnava a fornire alla Francia un contingente di 18.000 uomini per essere impiegati sui diversi fronti europei. Con l’Atto di Mediazione, dettato da Napoleone, questo contingente venne ridotto a 16.000 ed in seguito a 12.000 soldati. Queste truppe combatterono con gli eserciti francesi sul campi di battaglia dell’Italia, della Spagna e della Russia.
Il contingente svizzero di 12.000 uomini, formava la “Division Suisse” come Napoleone usava chiamarla. Ogni reggimento aveva un fanfara e come insegna ]’Aquila imperiale. Le Aquile venivano consegnate ai corpi da Napoleone in persona, ma solo dopo averle guadagnate sui campi di battaglia, ossia dopo il battesimo di fuoco. Anche il Ticino, come gli altri Cantoni, dovette fornire il suo contingente di uomini alla Francia ; erano circa 660 soldati, cosi ripartiti nei 4 reggimenti
10 regg. 108 soldati + 4 ufficiali 20 regg. 103 soldati + 3 ufficiali 30 regg. 216 soldati + 6 ufficiali 40 regg. 216 soldati + 4 ufficiali
Presso l’Archivio federale di Berna si trovano quasi tutti gli stati nominativi dei componenti della “Division Suisse”; fra questi figurano molti bleniesi; di molti altri non fu segnalata la presenza. Agli Svizzeri, gente rotta ad ogni fatica, venivano affidati i compiti più ardui, facendo affidamento sul loro valore e sulla loro fedeltà.
Fu appunto durante la disastrosa ritirata della Grande Armata dalla Campagna di Russia, che gli Svizzeri ebbero occasione di dimostrare a più riprese il loro eroismo, principalmente sul campi di Polotzk e della Beresina. L’Archivio federale conserva numerosi documenti riguardanti la Campagna di Russia del 1812. Esistono pure diverse opere che ne illustrano le vicende guerresche : molto interessanti sono i libri : “Die rothen Schweizer” del Col.T.Helmüller – “Honneur et fidélité” del Cap.De Vallière – “Le Grenadier da la Berezina” di G. Vallonton e quello che più interessa noi Ticinesi è il prezioso volumetto: “I Ticinesi nella campagna di Russia – 1812” dell’Ufficiale ticinese`Gaetano Beretta.
Eccone alcuni passaggi :
La “Division Suisse” era comandata dal Gen.Merle, e faceva parte del 2. Corpo d’Armata, al comando del Maresciallo Saint Cyr. Il tuonare continuo dei cannone già al mattino dei 18 ottobre 1812 era il preludio di una battaglia generale. La battaglia cominciò verso le 10; a più riprese gli Svizzeri furono presi d’assalto dagli squadroni del Gen. russo, Principe Jachwill, ma sempre riuscirono a respingerli con un ardore da leoni, dei quale i generali francesi e gli stessi capi russi ne restarono impressionati.La sera del 20 ott. nel Convento dei Padri Gesuiti, il solo edifizio di Polotzk scampato all’incendio, lo Stato Maggiore russo festeggiava con un grande banchetto la ripresa di Polotzk. Fu in questa occasione che il gen. russo Wittgenstein lodava in particolare la condotta degli Svizzeri, portando il suo brindisi al Mar. S. Cyr ed alla sua valorosa Armata.
Ed il 28. bollettino della G. Armata dice:
La Divisione svizzera si è distinta per il suo sangue freddo e per la sua bravura. Smolensko, 11 novembre 1812. Firmato “Napoleone”.
Il Mar.Saint Cyr, ferito, ordinava la ritirata e passava il comando del 2. Corpo d’Armata al Maresciallo Victor. Intanto Napoleone, abbandonata Mosca, avanzava a gran carriera verso i corpi d’Armata di Victor e di Oudinot. Li raggiunse a Orscha, sul Dnieper, con 20.000 uomini e ordinò al Mar.Oudinot di recasi a Borisow per assicurarsi il passaggio sulla Beresina. Ma il ponte a Borisow era già occupato dal 21 sett. dall’ammiraglio russo Tschitschagow così che i Francesi vennero a trovarsi tra le armate di Tschitschagow e di Wittgenstein, l’inseguitore. Il pericolo di cadere tra le mani dei Russi aumentava ogni giorno, ogni ora. Oudinot riuscì a respingere vigorosamente l’avanguardia russa fino all’interno di Borisow, ma non abbastanza in tempo per impedire la distruzione del ponte sulla Beresina.
Napoleone arrivato a Lochwitza il 25 nov. venne informato dal Gen. di cavailleria Corbineau che vi era un guado praticabile rimontando il corso della Beresina nelle vicinanze di Studenki. Fece allora eseguire false manovre davanti a Borisow per ingannare il nemico sul vero punto dove avrebbe passato la Beresina, mentre lui, coi resto dell’esercito, si incamminò in quella direzione, preceduto da 400 “sapeur”, fra i quali il Gen.Jomini di Payerne. Il lavoro per la costruzione dei 3 ponti necessari fu immane; malgrado la neve e la tormenta vennero costruiti in un tempo record. Quando i russi si accorsero della finta mossa di Napoleone, gran parte dei resti di quella che era la
Grande Armata, erano già sull’altra sponda. Però era notte, la neve cedeva a larghe falde, il freddo era sceso a 15 gradi sotto zero, ed i Francesi dovettero bivaccare sul posto.
Il 28 novembre appena giorno un tuonare formidabile d’artiglieria e gli urrah dei Russi, precedevano un attacco in massa per ributtare i Francesi nella Beresina. I 4 reggimenti svizzeri, ridotti al mattino del 28 nov a circa 2000 uomini, poco prima dell’attacco russo avevano giurato di combattere fino alla fine, senza occuparsi dei feriti, come gli antenati di Laupen e del Morgarten.
Secondo la tradizione locale fu in quei momenti che i nostri blieniesi, dopo breve, ma fervente preghiera, fecero un voto alla Madonna. Promisero che in suo onore, coloro che fossero usciti salvi dalla imminente carneficina che si profilava, appena rientrati alle loro case avrebbero istituito una MILIZIA TRADIZIONALE da perpetuarsi negli anni tramandandola ai posteri. Ogni anno, il giorno della festa della MADONNA del ROSARIO avrebbero indossato le medesime uniformi, e sarebbero sfilati per le strade del paese, accompagnato la Processione e montato di guardia al Sacro Simulacro. Fede viva, sincera ed eroica dei nostri padri, pronti a pregare e proteggere, disposti a combattere e a morire per Colei che un giorno li confortò e li protesse.
I superstiti dei quattro reggimenti svizzeri intonarono un antico salmo svizzero: “La nostra vita è simile al viaggio del pellegrino nella notte”; poi al comando “All’attacco”, lanciano con impeto contro le prime file russe. Trecento Svizzeri avendo esaurito le munizioni rimangono inattivi mentre i russi avanzano impetuosi. Il tenente Legler (ufficiale di reclutamento nel Ticino, nel 1810) dagrave; il segnale di “Attacco alla
baionetta”, per ordine del Gen. Merle, eseguito con mossa fulminea dai
Batt. Zingg e Vonderweid, mentre i tamburi battono disperatamente la marcia d’attacco.
Come un’onda formidabile essi si avventano sui Russi e ne spazzano il terreno, inseguendoli a
baionetta spianata. I lancieri francesi stanno per concorrere alla dirotta completa dei Russi, quando,
come per incanto, i Russi si voltano ricacciati indietro dai loro stessi dragoni e da una colonna di
fanteria che arrivava in loro soccorso. Ma l’impeto dei nostri è formidabile. Dopo un breve tempestare
di colpi da una parte e dall’altra, i dragoni si vedono costretti ad indietreggiare. Anche la fanteria
russa fece sosia. Era il momento opportuno per distribuire nuova munizione agli svizzeri, ma non
abbastanza in tempo per tenere a rispetto il nemico, così che ben sette volte gli Svizzeri dovettero
ricaricare alla baionetta, con la feroce ostinazione di chi vuoi vincere ad ogni costo! Ma quante
vittime.
Era da poco terminata la battaglia che veniva ordinato l’appello nominale; un tamburino riunì gli Svizzeri ; 300 risposero “Presente!”, altri 100 erano feriti, più di 1200 mancavano. Il Gen. Maison non poté‚ trattenere la sua commozione di fronte a questo esile manipolo di superstiti ed il gen. Merle si recò in mezzo a loro, radunati attorno al fuochi di bivacco e, pieno di ammirazione disse: “Bravi Svizzeri! Vi siete battuti da leoni; avete meritato tutti la croce della Legion d’Onore. Farò il mio rapporto all’imperatore”.
Alle 8 del mattino del 29 nov. i ponti sulla Beresina furono distrutti e il Corpo d’Armata del Maresciallo Victor era tutto passato sulla sponda destra fino allo ultimo uomo. Se il disonore della resa venne risparmiato, lo si dovette in gran parte al valore dei miseri resti dei Reggimenti Svizzeri. L’ordine era di resistere ed hanno resistito.
Sempre secondo la tradizione, giunti alle loro case, I nostri bleniesi mantennero il voto fatto. Ad Aquila istituirono la MILIZIA DELLA MADONNA DEL ROSARIO, a Leontica la Milizia di S. Giovanni Battista; a Ponto Valentino, la Milizia della Madonna del Carmine. Anche a Malvaglia e ad Olivone venne fondata una Milizia, ma si sciolse con l’andar del tempo. Ad Aquila, fino ad una ventina di anni fa, fu mantenuto il voto fatto, poi causa il disinteresse di una parte della popolazione, ci furono degli anni nei quali venne celebrata la festa della Madonna senza il concorso della Milizia. Il vuoto per questa mancanza si faceva però sentire fra la popolazione e, fortunatamente, un gruppo di giovani volonterosi, consci del valore di quella tradizione, non senza sacrifici, riuscì a tener fede al voto dei Padri.
Voglia Iddio che, anche per l’avvenire, gli Aquilesi dispersi possano riunirsi in questo giorno attorno alla loro Madonna all’ombra della Bandiera degli “Aquilesi Uniti”.
Nota: Questa breve storia dell’origine della Milizia Aquilese è stata compilata dal sig. Meinrado Devittori di Aquila, il quale ha attinto le notizie storiche al volume sotto citato e con il consenso dell’autore stesso.
Bibliografia:
Vedete anche l’articolo: “The bridge that Eble built: The 1812 crossing of the Berezina river” da James Burbeck
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