Le valutazioni del giudice sull’assegno di mantenimento
Con il divorzio, uno dei due coniugi potrebbe significativamente peggiorare le sue condizioni economiche. E’ proprio per tutelare la parte della coppia che viene colpita più pesantemente dal divorzio che il giudice può stabilire la corresponsione di un assegno di mantenimento.
Il presupposto per ottenerlo è che il coniuge richiedente non abbia i mezzi necessari per poter avere un tenore di vita adeguato a quello goduto durante il matrimonio, né deve avere la possibilità di procurarsi quei mezzi per ragioni oggettive, concrete e dimostrabili (età avanzata, malattia psico-fisica inconciliabile con l’attività lavorativa, necessità di occuparsi dei figli a tempo pieno ecc.). Le motivazioni che impediscono al coniuge di non poter provvedere autonomamente ai mezzi di sostentamento devono quindi essere verificabili.
La moglie che, ad esempio, divorziasse a 50/60 anni e che durante la vita coniugale avesse abbandonato il proprio percorso professionale per seguire la famiglia potrebbe avere diritto all’assegno di divorzio, in funzione dell’età avanzata e dell’abbondante tempo trascorso inoccupata.
L’assegno divorzile e le valutazioni del Giudice
E’ bene sottolineare che l’attribuzione dell’assegno non è un automatismo. Il coniuge che a causa del divorzio vedesse ridotte le sue entrate economiche non può, né deve, dare per scontato il riconoscimento di un assegno di mantenimento. Se è in età da lavoro e non vi sono ragioni fisiche, psicologiche o d’altra natura che impediscano lo svolgimento di una professione, il coniuge dovrà provvedere in modo autonomo al reperimento delle risorse per il suo mantenimento. Sarebbe opportuno quindi che chi ne faccia richiesta non si autoconvinca di poter vivere a spese dell’ex.
In caso di disoccupazione, ad esempio, il Giudice che deve valutare se il coniuge richiedente ha diritto all’assegno analizzerà la situazione nel suo contesto. Il coniuge a questo punto potrebbe dover dimostrare di essere alla ricerca di un lavoro ed essersi, ad esempio, iscritto alle liste di collocamento.
L’importanza del fattore socio-economico
Occorre però precisare che, nella sua valutazione, il Giudice dovrà tener conto anche di altri fattori, oltre alla capacità materiale di provvedere ai mezzi per il proprio sostentamento. Dovrà considerare la tipologia di lavoro del coniuge richiedente l’assegno. La moglie che, ad esempio, svolge impieghi saltuari potrebbe vedersi riconosciuto il diritto a un assegno di mantenimento proprio a causa del carattere precario di quell’attività.
Un ulteriore decisivo elemento è rappresentato dalle condizioni socio-economiche della coppia durante la vita coniugale. La possibilità di lavorare del coniuge richiedente deve essere collocata all’interno di una valutazione che consideri anche lo status sociale dei coniugi. Ad esempio, la moglie che durante il matrimonio ha goduto di una condotta di vita elevata grazie alla condizione agiata del marito, potrebbe ottenere un assegno divorzile perché non potrebbe essere costretta a svolgere un’attività lavorativa non consona al trascorso della coppia.
L’assegno di mantenimento ha quindi assunto una concezione “composita” per la determinazione del quale deve essere fatta una valutazione più armonica e comparativa delle rispettive condizioni economico-patrimoniali.