La separazione che fa dividere la casa familiare
Separarsi significa in primo luogo lasciare la casa in cui si ha convissuto per anni e dove, probabilmente, sono nati e cresciuti i figli. Concretamente questo implica la ricerca di un’altra sistemazione, il trasferimento delle proprie cose in uno spazio nuovo, il contendersi con l’ex quegli oggetti che hanno segnato la storia comune, magari oggetti privi di un valore economico, ma carichi di un significato simbolico e di un valore affettivo. Lasciare l’abitazione coniugale si rivela perciò un passaggio duro, amaro, che diventa ancora più complesso se insieme alla casa si devono lasciare anche i figli e se le risorse economiche di cui si dispone sono scarse, tanto da rischiare di non potersi permettere neppure l’affitto di una nuova abitazione.
La casa coniugale: i principi di assegnazione
E’ bene fare una premessa per chiarire il concetto di “casa coniugale”. Con questa definizione s’intende l’habitat domestico, cioé il luogo degli affetti, quello in cui tutti i membri della famiglia hanno convissuto e si sono relazionati fino al momento della separazione. Va da sè, quindi, che l’eventuale seconda casa al mare non potrà rientrare in questa definizione, né potrà essere soggetta agli stessi criteri di assegnazione.
E’ previsto che, in caso di separazione, la casa familiare venga assegnata al coniuge collocatario, cioé il genitore con il quale vivranno prevalentemente i figli, sia che siano minorenni sia che siano maggiorenni ma non ancora autonomi dal punto di vista economico o portatori di handicap. A “ispirare” la norma, infatti, è l’interesse dei figli e la volontà di assicurare loro la possibilità di crescere nel luogo che da sempre conoscono e riconoscono come casa.
Una “pazza idea” in tempo di crisi
Ultimamente in certe situazioni hanno trovato accoglimento soluzioni singolari che possono consentire, di fatto, una condivisione degli spazi abitativi per i due coniugi: l’assegnazione parziale o il frazionamento dell’immobile familiare. Si tratta di ipotesi percorribili solo nei casi in cui siano riscontrabili determinate condizioni. Innanzitutto, l’abitazione deve essere sufficientemente grande da consentire la divisione della struttura in due unità abitative indipendenti; le parti devono versare effettivamente in condizioni economiche precarie tali da rendere non sostenibili le spese di mantenimento personali e dei figli con il reperimento di un’altra abitazione. Altra condizione determinante è che i coniugi non vivano una profonda conflittualità per non trasformare il rapporto di “particolare vicinato” in un prevedibile inferno. Se lo scopo primario, infatti, è venire incontro agli eventuali problemi economici dei coniugi, il fine che deve sempre essere raggiunto è quello della serenità dei figli permettendo loro di mantenere rapporti continuativi con entrambi i genitori. Va da sè che, se tra i due separati, vi è una conflittualità permanente, la possibilità di un’assegnazione parziale della casa familiare viene scartata dal Giudice.