La conversione religiosa nel rapporto di coppia
Se fino a pochi decenni fa era raro incontrare persone di diverse etnie e differenti confessioni religiose, oggi è una realtà all’ordine del giorno. Le società occidentali contemporanee sono multiculturali: popolazioni provenienti da ogni angolo del mondo inevitabilmente si incontrano con tutti i pro ed i contro che facilmente immaginiamo. Per alcuni, avvicinarsi ad usi e riti appartenenti a paesi o religioni distanti dal vissuto quotidiano è soltanto una moda passeggera, ma per altri può significare un cambio radicale di abitudini e convinzioni difficile da gestire.
Immaginiamo cosa potrebbe accadere in una famiglia se la moglie cambiasse religione. Un nuovo gruppo di preghiera, strane abitudini alimentari, cerimonie sconosciute, stravolgono le abitudini casalinghe. Lei dedica sempre più tempo allo studio del suo nuovo credo, è sempre più spesso fuori casa e, quando è presente, ha atteggiamenti singolari anche davanti ai figli piccoli, che cerca di iniziare alla nuova fede. Nella coppia probabilmente non ci sarebbe più un confronto sereno e obiettivo, soprattutto perché il marito difficilmente accetterebbe che i bambini seguissero le nuove scelte della madre. Una convivenza su due mondi così distanti sarebbe impossibile per i coniugi e le liti continue porterebbero, con probabilità, alla separazione. Ma ci potrebbero essere ulteriori conseguenze per la moglie nell’ambito del giudizio?
La fede religiosa non può essere causa di addebito della separazione
In sé e per sé la decisione di cambiare fede non è un fattore rilevante ai fini della separazione, né può essere considerato motivo di addebito. Il nostro è uno stato laico quindi chiunque è libero di professare qualsiasi confessione religiosa. Quando il credo religioso di uno dei due coniugi interferisce nella vita matrimoniale provocando una crisi irrisolvibile, infatti, diviene la causa che rende intollerabile la prosecuzione della convivenza. Se, però, la conversione porta il coniuge a violare i suoi doveri matrimoniali, il partner potrebbe decidere di chiedere non solo la separazione ma anche l’addebito.
I riti o le nuove usanze della moglie, quindi, non sono in linea di massima motivi sufficienti per i quali il marito possa ottenere la separazione con addebito. La situazione sarebbe diversa se le sue scelte si rivelassero dannose per i figli oppure se avesse comportamenti gravemente contrari ai suoi doveri verso la famiglia o il marito, per esempio optare per scelte sessuali orientate alla promiscuità oppure non coabitare più con il marito o ancora smettere di collaborare nell’interesse della famiglia.
Non possono esistere regole certe perché la complessità di situazioni come queste impone una valutazione mirata e specifica da parte del Giudice, che esaminerà sempre il caso concreto prima di prendere la decisione più opportuna.