Guida al divorzio
Avvocato Divorzista | Studio Legale Marzorati
Il divorzio scioglie il vincolo coniugale, ma molti rapporti fra gli ex coniugi permangono, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti economici e i figli minori. Il divorzio può essere chiesto anche contestualmente alla separazione così da poter ottenere un’unica decisione dallo stesso Giudice ed accorciare i tempi del processo.
II capitolo spiega quando e come si può chiedere il divorzio e quali sono le sue conseguenze.
Che cosa è il divorzio
È lo scioglimento del matrimonio civile. Per i matrimoni concordatari (celebrati in Chiesa e trascritti al Comune) e per quelli celebrati da ministri di altri culti il divorzio incide soltanto sugli effetti civili.
Divorzio insieme alla separazione con un solo atto con Avvocato familiarista
La separazione e il divorzio possono essere richiesti insieme in Tribunale tramite un unico atto, con l’assistenza di un avvocato specializzato in materia di divorzio. Questa opzione permette di velocizzare i tempi di ottenimento della separazione e del divorzio breve. Non è stato abolito il procedimento di separazione: quindi non esiste ancora un “divorzio senza separazione”.
Entro 90 giorni dal deposito del ricorso, il Giudice istruttore delegato dal Collegio fissa l’udienza di comparizione personale delle parti. Tuttavia, per ottenere il divorzio, bisognerà aspettare 6 mesi in caso di separazione consensuale o 12 mesi in caso di separazione giudiziale.
Per chiedere il divorzio insieme alla separazione, l’avvocato deve inserire subito in un unico atto tutte le domande relative alla separazione personale e al successivo divorzio, il quale potrà essere pronunciato dallo stesso Giudice.
Per ottenere il divorzio, basta che ci sia stata la separazione, anche se è stata emessa solo una sentenza “parziale” dopo la prima udienza. L’avvocato deve dettagliare negli atti tutti i fatti più rilevanti e i mezzi di prova, come documenti, ricevute, foto e testimoni, in modo da facilitare la decisione del Giudice alla prima udienza.
Una sola udienza entro 90 giorni con già tutte le prove e i documenti
Il procedimento di separazione e divorzio giudiziale prevede che il Tribunale fissi la prima udienza entro 90 giorni dal deposito del ricorso dell’avvocato. Entro 3 giorni dal deposito, viene emesso un decreto che stabilisce la data della prima udienza. Prima dell’udienza, gli Avvocati devono depositare ulteriori documenti e prove per precisare le loro domande e prove.
Durante la prima udienza, alla quale i coniugi devono partecipare di persona, il Giudice prende provvedimenti provvisori ed urgenti (subito applicabili ma anche modificabili e appellabili se una delle parti non concorda) sull’affidamento della prole, sull’assegnazione della casa e sul mantenimento figli e il coniuge. Inoltre, deciderà sulle istanze istruttorie, valutando le prove e decidendo se far svolgere consulenze o indagini fiscali.
È importante sottolineare che nella separazione e divorzio giudiziale, i figli vengono sempre ascoltati dal Giudice istruttore quando hanno compiuto 12 anni o di età inferiore quando hanno capacità di discernimento. Il Giudice li ascolta direttamente e può farsi assistere da un professionista terzo come un psicologo o un neuropsichiatra infantile.
Per garantire una gestione efficace del processo e una buona comunicazione con il Giudice, è fondamentale avere un avvocato specializzato in materia di separazione e divorzio perché la strategia processuale se si avanza una domanda contestuale di separazione e divorzio deve essere fin da subito ben definita. Uno sbaglio all’inizio della causa può risultare fatale per l’intero processo.
Che effetto ha il divorzio sul matrimonio religioso
Per la Chiesa il matrimonio religioso perdura finché non ne venga pronunciato l’annullamento. Pertanto chi divorzia per la Chiesa risulta ancora sposato e non si può risposare con rito religioso. Analoghi principi valgono per gli altri culti.
Quando si può chiedere il divorzio
La legge prevede i seguenti casi:
a. Quando i coniugi siano separati legalmente da almeno da almeno 1 anno (6 mesi in caso di separazione consensuale) a decorrere da quando sono stati autorizzati a vivere separati, e sia intervenuta la sentenza di separazione giudiziale.
Se la separazione è stata di fatto può dare luogo a divorzio solo se è iniziata prima del dicembre 1968.
b. Se l’altro coniuge, cittadino straniero, ha ottenuto all’estero l’annullamento e lo scioglimento del matrimonio e si è risposato all’estero.
c. Se l’altro coniuge è stato condannato con sentenza definitiva a una pena superiore a 15 anni o all’ergastolo, oppure a qualsiasi pena detentiva per incesto o per delitti contro la libertà sessuale o per induzione o sfruttamento della prostituzione; a qualsiasi pena per omicidio volontario di un figlio o per tentato omicidio del coniuge o di un figlio; a qualsiasi pena detentiva, con due o più condanne, per lesioni aggravate, violazione degli obblighi di assistenza familiare, maltrattamenti, circonvenzione d’incapace ai danni del coniuge o di un figlio.
d. Se il matrimonio non è stato consumato.
e. Se è stata pronunciata sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso.
Per ottenere il divorzio è sempre necessario fare una causa e avere l’assistenza di un avvocato?
Sì, è sempre necessario fatti salvi i casi in cui si ricorra all’Ufficiale di Stato Civile.
E’ preferibile scegliere un avvocato esperto in diritto di famiglia (chiamato anche, nel linguaggio corrente, avvocato divorzista, avvocato matrimonialista o avvocato familiarista).
Quanti tipi di divorzio esistono
Sotto il profilo della procedura il divorzio consensuale (ordinario o a seguito di negoziazione assistita) quello giudiziale e il procedimento dinanzi all’Ufficiale di Stato civile.
Che differenza c’è
Nel divorzio consensuale le due parti sono già d’accordo sulle condizioni concernenti l’affidamento dei figli, l’assegno, la casa, la divisione patrimoniale, ecc..
Esse presentano un unico ricorso e devono confermare la loro volontà davanti al Tribunale che pronuncerà la sentenza.
Nel divorzio contenzioso uno solo dei coniugi presenta la domanda e il Tribunale convoca l’altro coniuge, il quale avanzerà le sue richieste.
Dopo il deposito dei rispettivi atti da parte dei coniugi, il Giudice istruttore nominato dal Tribunale pronuncia i provvedimenti di urgenza e raccoglie le prove necessarie in relazione alle domande delle parti o ammettendo prove d’ufficio in caso di presenza di figli minori. Alla fine il Tribunale pronuncerà la sentenza.
Il procedimento è del tutto uguale a quello per la separazione giudiziale (vedere l’articolo relativo). Per il procedimento di negoziazione assistita o dinanzi all’Ufficiale di Stato civile clicca qui.
Ci si può opporre al divorzio chiesto dall’altro coniuge
Non ci si può opporre se la richiesta è motivata dai fatti previsti dalla legge; si può però far presente, se è il caso, che mancano i presupposti: per esempio se dopo la separazione legale è avvenuta una riconciliazione.
Il giudice del divorzio è libero di confermare o modificare quanto stabilito nella separazione?
Sì, è libero di farlo. Le condizioni della separazione non sono vincolanti. Anche quando il procedimento è introdotto contestualmente alla separazione è possibile ottenere provvedimenti diversi perché il Giudice non è vincolato ad una specifica coerenza tra le condizioni stabilite nelle due fasi.
Quali sono i criteri per stabilire l’affidamento dei figli
Gli stessi della separazione legale.
Che cosa deve fare il genitore che cambia residenza o domicilio
Dove comunicarlo all’altro genitore entro 30 giorni.
Quali sono i criteri per stabilire il mantenimento dei figli
Gli stessi criteri della separazione legale. Inoltre dove essere stabilito l’adeguamento automatico dell’assegno, almeno con riferimento agli indici di svalutazione monetaria (ISTAT).
Quali sono i criteri per stabilire l’assegnazione della casa familiare
L’abitazione nella casa familiare viene concessa tenendo conto dell’interesse dei figli e della loro collocazione principale con un genitore.
Il Giudice dovrà anche valutare le condizioni economiche dei coniugi e le ragioni della decisione e favorire il coniuge più debole.
L’assegnazione della casa, se di proprietà comune o dell’altro coniuge, può essere trascritta nei registri immobiliari, con l’effetto che se la casa viene venduta il terzo acquirente deve rispettarne la destinazione.
Se la casa è in locazione, l’assegnatario subentra nel contratto, previo avviso al proprietario.
Quali sono le conseguenze del divorzio per i coniugi
Tutti e due riacquistano lo stato libero e possono contrarre nuovo matrimonio valido agli effetti civili.
La donna perde il cognome del marito, a meno che il Tribunale, su sua richiesta, non la autorizzi a conservarlo per particolari motivi.
Si perdono anche i diritti ereditari relativi alla successione del coniuge tranne per particolari casi.
In quali casi il divorziato ha dei diritti sull’eredità dell’ex coniuge
Quando si trova in stato di bisogno e aveva diritto all’assegno di divorzio, può richiedere al Tribunale un assegno periodico a carico dell’eredità.
Il Tribunale terrà conto dell’importo delle somme percepite, della gravità dello stato di bisogno e dell’eventuale pensione di riversibilità (vedere gli ultimi due punti di questo articolo); inoltre terrà conto del valore dei beni ereditari, del numero e della qualità degli eredi e delle loro condizioni economiche.
Su accordo delle parti l’assegno può essere liquidato in un’unica soluzione. Il divorziato perde il diritto all’assegno se si risposa o perde lo stato di bisogno.
Come vengono regolati i rapporti economici fra divorziati
II Tribunale dispone che uno dei coniugi paghi periodicamente un assegno all’altro, quando questi non abbia mezzi adeguati, e comunque non possa procurarseli per ragioni oggettive, per provvedere al soddisfacimento delle proprie esigenze. Questo assegno deve essere aggiornato automaticamente, almeno in base all’indice ISTAT.
Quali sono gli elementi da tenere in considerazione per determinare l’entità dell’assegno
Le condizioni economiche dei coniugi, le ragioni della frattura familiare, il contributo dato da ciascun coniuge alla conduzione della famiglia e alla formazione del patrimonio di ciascuno e di quello comune, il reddito di entrambi e, infine, la durata del matrimonio.
Se il coniuge che percepisce l’assegno si risposa, continua ad averne diritto?
No. Automaticamente lo perde. Nel caso in cui, invece, inizi una convivenza la Giurisprudenza non è univoca nel ritenere che il coniuge lo perda automaticamente e dovrà valutarsi il caso concreto.
È possibile ottenere una liquidazione globale, invece di un assegno mensile
Sì, ma i coniugi devono essere d’accordo e il Tribunale deve giudicare giusta la liquidazione; una volta accettata questa soluzione, in seguito non si potrà avanzare più nessuna altra domanda di contenuto economico.
Sono previste garanzie per l’adempimento degli obblighi economici
Si può iscrivere l’ipoteca giudiziale sui beni del coniuge che deve versare l’assegno; inoltre il Tribunale può chiedere che egli fornisca garanzie adeguate, se esiste il pericolo che possa sottrarsi agli obblighi economici nei confronti dell’ex coniuge o dei figli.
Che cosa può fare il divorziato, quando non riceve l’assegno che gli è dovuto
Può ricorrere alle normali azioni esecutive per il recupero del credito.
Inoltre, dopo aver richiesto il pagamento con lettera raccomandata con avviso di ricevimento, se il pagamento non avviene nei successivi 30 giorni, il creditore può notificare la sentenza di divorzio a chi normalmente corrisponde somme di denaro all’ex coniuge (datore di lavoro, inquilino) invitandolo a versare direttamente a lui le somme dovute; se ciò non avviene, il creditore può agire in via esecutiva direttamente nei confronti del terzo.
In ogni caso il datore di lavoro non può versare all’ex coniuge creditore più della metà della somma che deve all’inadempiente. Il Tribunale può anche disporre il sequestro dei beni del debitore e di metà dei suoi crediti per prestazioni lavorative.
È reato non corrispondere l’assegno dovuto al coniuge divorziato?
Sì, e chi lo commette è punibile su querela di parte, con la reclusione fino a 1 anno e/o con una multa se effettivamente viene provata la mancata assistenza alla famiglia.
La sentenza di divorzio del Tribunale può essere modificata
Sì, se il coniuge che ne ha interesse propone appello nei termini di legge: in questo caso si procede ad un riesame della situazione da parte del Giudice di secondo grado.
Si possono modificare successivamente, se sopravvengono giustificati motivi, le disposizioni sull’affidamento dei figli o sul contributo economico
Sì, su richiesta della parte interessata.
Il divorziato/a ha dei diritti sulla liquidazione per fine rapporto di lavoro dell’ex coniuge?
Sì, se non si è risposato/a e riceve l’assegno di divorzio. In questo caso gli spetta il 40% della liquidazione riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio.
Il divorziato/a ha diritto alla pensione di reversibilità
Sì, ma soltanto se non si è risposato/a, se aveva diritto all’assegno e se il rapporto da cui trae origine il trattamento pensionistico è anteriore alla sentenza di divorzio.
Se l’ex coniuge defunto non si era risposato, il divorziato/a ha diritto a tutta la pensione; in caso contrario, su sua richiesta, il Tribunale gli attribuisce una parte della pensione e degli altri assegni spettanti al coniuge superstite, tenuto conto della durata dei rispettivi matrimoni.
Che cosa è la pensione di reversibilità
È quella pensione che, in caso di morte di chi la percepiva, passa al coniuge, ai figli e ai parenti del pensionato/a (vedere capitolo Pensioni e previdenza sociale).
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