COLPO DI MANO FISCALE SUL PROCESSO DEL LAVORO
Tornano tasse e balzelli, in barba alla Costituzione.
Mentre da ogni parte si preannunciavano sgravi fiscali a favore dei lavoratori, la nuova legge in materia di patrocinio a spese dello Stato per i non abbienti (29 marzo 2001 n. 134), recentemente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ha reintrodotto ingenti oneri per spese giudiziarie, tasse di registro, ecc. nelle cause di lavoro. Infatti la nuova legge ha abrogato, con effetto dal 15 luglio 2002, l’art. 10 della legge n. 533/73 che assicurava la gratuità, in materia fiscale, del processo del lavoro. Le ragioni di questa inopinata iniziativa non sono chiare: esigenze di bilancio o desiderio di limitare l’intervento del giudice nei rapporti di lavoro e di assicurare anche in questo modo la tanto auspicata flessibilità dei rapporti fra aziende e dipendenti? Quali che siano le finalità perseguite, gli effetti della riforma sono evidenti. In barba alla Costituzione, che prevede l’eliminazione degli ostacoli di ordine economico che limitano di fatto l’eguaglianza dei cittadini (art. 3) e garantisce a tutti la possibilità di agire in giudizio (art. 24), il Parlamento ha aggravato la disparità fra lavoratori e datori di lavoro in materia di costi del servizio giudiziario. Tasse e balzelli vari che, per un’azienda, hanno un’incidenza economica minima, per il singolo lavoratore rappresentano un costo non indifferente, tale da poterlo indurre a rinunciare alla tutela dei suoi diritti. Di questa innovazione legislativa si fa menzione in una nota allegata alla relazione della commissione per lo studio e la revisione per la normativa processuale del lavoro. La pubblichiamo nella sezione Documenti.
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