Mi tradisce… voglio le prove per inchiodarlo
Il telefono è spesso staccato, il lavoro richiede sempre più tempo extra oltre il normale orario d’ufficio, le sere a casa vengono immancabilmente trascorse appartati in un’altra camera davanti al computer, tra e-mail, social network e messaggi sul cellulare che arrivano a qualsiasi ora. Piccoli segnali come questi, se considerati all’interno di una vita coniugale caratterizzata da un improvviso e freddo distacco, potrebbero alimentare il sospetto che il coniuge abbia una relazione sentimentale con un’altra persona. E si sa che, quando il dubbio viene insinuato, diventa difficile allontanare il pensiero.
Quando si sospetta l’infedeltà da parte del coniuge faremmo di tutto per avere una risposta certa, ma dobbiamo stare attenti a non commettere azioni illegittime. Istintivamente saremmo portati a cercare da soli le prove del tradimento, sbirciando sul telefonino e frugando tra gli effetti personali del partner. Le eventuali prove ottenute, però, potrebbero non essere utilizzabili in causa.
Sulle tracce di una prova dell’infedeltà
Il Garante della privacy ha stabilito che è ammessa la possibilità di presentare davanti al Giudice prove che dimostrino la ripetuta violazione da parte dell’altro dell’obbligo di fedeltà coniugale. Il coniuge che porti in giudizio fotografie e video che dimostrano il tradimento da parte del partner in linea di massima non commette alcun illecito, ma il materiale deve essere pertinente alla causa e la raccolta di prove cronologicamente connessa ad essa. Ciò significa che materiali non strettamente legati all’ipotesi di tradimento, ad esempio foto scattate al coniuge in condizioni di ebbrezza, non solo non sarebbero rilevanti a provare l’infedeltà ma costituirebbero una palese violazione della sua privacy.
Analogamente, materiale “datato” che quindi sia stato raccolto molto prima della causa potrebbe essere considerato illegittimo.Facciamo un esempio per comprendere meglio. Il coniuge che decide d’installare sistemi d’intercettazione ambientale (ad esempio microspie o telecamere) rischierebbe di commettere un reato, perché l’intercettazione potrebbe svelare aspetti privati della persona che nulla hanno a che vedere con il procedimento di separazione.
Allo stesso modo aprire lettere o e-mail oppure usare le password dell’altro per accedere al conto corrente online o alle chat private sui social network, potrebbe avere anche delle conseguenze penali.
Per questi motivi potrebbe essere utile affidarsi ad un investigatore privato, soluzione di gran lunga preferibile a quella di agire personalmente, dato che spesso non siamo a conoscenza né dei metodi né dei limiti da rispettare. In ogni caso la pertinenza del materiale raccolto dovrà essere valutata dal Giudice in sede di causa.