Il TFR alla morte del lavoratore. La concorrenza tra l’ex ed il nuovo coniuge
Un divorzio, l’incontro con un nuovo amore un nuovo matrimonio. La creazione di una nuova famiglia è un desiderio naturale che nasce in moltissimi divorziati, ma può creare scompiglio negli equilibri raggiunti con l’ex coniuge. All’impatto emotivo spesso possono aggiungersi problemi patrimoniali.
Se il coniuge che si è risposato viene a mancare, poi, potrebbe di fatto innescarsi una contesa a distanza tra le due famiglie della persona defunta per la divisione dell’eredità.
Chiariamo subito che l’ex coniuge, fin da dopo il divorzio, non potrà essere ricompreso tra gli eredi legittimi di chi è scomparso. Questo non significa, però, che perda ogni tipo di diritto economico.
Così come avviene quando il lavoratore è ancora in vita, l’Ordinamento prevede che il coniuge divorziato riceva una quota del Trattamento di fine rapporto liquidato dopo la morte dell’ex.
La distribuzione del TFR tra i soggetti aventi diritto
Per ottenere questo beneficio il coniuge divorziato deve essere titolare di un assegno di mantenimento periodico.
La quota viene stabilita tenendo in considerazione tutte le persone che ne hanno diritto: il coniuge superstite, il coniuge divorziato, gli eventuali figli del lavoratore defunto o altri parenti a suo carico. Di fatto, il coniuge superstite dovrà dividere la sua quota di TFR con il coniuge divorziato.
Nel caso in cui l’ex coniuge si vedesse negare questo diritto da parte della nuova famiglia dell’ex questi ben potrà citare in giudizio tutti gli eredi. A quel punto, sarà il giudice a provvedere alla giusta suddivisione.