La storia svizzera – Parte 2
L’età romana
Prima della conquista romana
La Repubblica romana ha conquistato, verso la fine del II° secolo a.C., buona parte della costa settentrionale del Mediterraneo; manca solo la Gallia, territorio che si estende dal Lemano al mare. I Galli (popolazioni celtiche della Gallia) non si lasciano sottomettere facilmente. Un episodio che i romani non potranno scordare fu, verso il 390 a.C., quando i Galli saccheggiarono Roma.
La Svizzera attuale è quindi sul confine del dominio romano. Verso la fine del II° secolo a.C. è occupato da svariate tribù celtiche stabilitesi in Europa nel periodo sopra citato. In prevalenza si tratta di Raurici, Alloborghi, Sequani, Nantuati, Seduni, Veragri ed Elvezi, provenienti dal sud della Germania. I Leponti e i Reti non hanno una sicura origine celtica ma ne hanno sicuramente subito l’influenza.
Verso il 120 a.C. alcune tribù provenienti dal mare del Nord invadono lentamente il sud Europa. Migliaia di persone, uomini, donne e bambini, alla ricerca di terre migliori e più fertili. Si aggiungono a questa marea di gente, due tribù elvetiche, tra cui i Tigurini di Divicone. Nel 107 a.C., nei pressi di Agen (sud-ovest dell’attuale Francia), sbaragliano un esercito romano obbligandolo a passare sotto il giogo. La reazione romana è determinata, al punto di sconfiggere il nemico. I Tigurini tornano sui loro passi e si stabiliscono sull’Altopiano svizzero, nella regione dei laghi di Neuchâtel, Morat e Bienne. Evidentemente, i romani, che sono interessati alla conquista della Francia del sud, non sopportano di questi popoli irrequieti (es.: gli Elvezi). L’Altopiano svizzero, poco abitato dopo la partenza di alcune tribù, rischia di venire invaso da popoli provenienti dalla Germania che si trovano sulla frontiera del Reno.
Gli Elvezi si preparano ad un nuovo esodo. Nel 58 a.C., condotti da Divicone e seguiti da altre tribù celtiche, lasciano il loro territorio. Si tratta di circa 400’000 persone secondo Giulio Cesare.
Sicuramente, secondo gli storici, più di 200’000.
Per convincere tutti a lasciare il loro territorio, secondo il “De bello gallico” di Cesare, bruciano le città ed i villaggi. Alcune prove sono state trovate a Berna, Basilea e al Mont-Vully. I romani impediscono però agli Elvezi di passare oltre il Rodano e quindi sono costretti a prendere la strada in direzione del Giura. Una terribile battaglia viene combattuta a Bibracte nei pressi di Autun, in Francia.
In questo conflitto sono coinvolti anche donne e bambini. Per gli Elvezi è la rovina, tornano sconfitti nel loro territorio che, ormai, è aperto alla conquista romana.
La conquista dei punti strategici
La Svizzera ha confini naturali ben delineati. A sud-ovest e a nord-est i laghi Lemano e di Costanza ciascuno, come prolungamento, con un fiume importante quali il Rodano e il Reno. A sud vi è la catena delle Alpi che era difficilmente valicabile; a nord-ovest le montagne del Giura; tutto a formare una forma tipo quadrilatero.
Verso la fine del II° secolo a.C. il territorio degli Alloborghi fino a Ginevra diventa una zona controllata dai Romani. Attorno al 45 a.C viene fondata la Colonia Julia Equestris che porta il nome di Giulio Cesare che si trova dove oggi sorge la cittadina di Nyon. La nuova configurazione porta ad una chiusura ad ovest degli Elvezi. La nuova Colonia è abitata per lo più da veterani (soldato romano oltre i 45 anni che ha portato a termine il suo servizio) della cavalleria romana (dal latino, appunto, il nome Equestris) ciò che permette anche di tenere sotto controllo tre popolazioni che qui si incontrano: Sequani, Alloborghi ed Elvezi. Come tutte le città romane importanti, Nyon possiede la sua piazza pubblica (forum) e la sua basilica.
Era però anche necessario controllare il passaggio chiave tra il Giura e il Reno, per tenere separati gli Elvezi dai Raurici loro alleati. Nel 43 a.C. i romani fondano ad Augst nelle vicinanze di Basilea, la Colonia di Augusta Raurica (Kaiser Augst), pure destinata ai veterani. Circa dieci anni prima della nascita di Cristo vengono sottomessi anche i Reti e le tribù celtiche del Vallese.
Infine, con la fondazione della città di Aosta e l’ampliamento dell’antico insediamento celtico di Octodurus (Martigny), ribattezzato Forum Claudii Vallensium, è possibile congiungere le due località con l’importante strada alpina del Gran San Bernardo, carrozzabile su tutto il percorso. Così i Romani si sono assicurati il controllo dei grandi assi stradali, sia da nord a sud che da est a ovest e dominano il quadrilatero elvetico.
L’urbanizzazione dell’Elvezia: Avenches
La civiltà romana si diffonde prevalentemente sotto forma di urbanizzazione. Infatti all’interno del quadrilatero elvetico, cioè sull’Altopiano, sorgono centri urbani, spesso dove in precedenza esisteva un villaggio o un insediamento celtico. Tra le città più importanti per estensione e funzione possiamo citare Nyon, Augst, Martigny e Avenches.
Il nome di quest’ultima deriva da Aventicum, strettamente legato a quello di Aventia, dea degli Elvezi, che avevano fatto di questa località il loro capoluogo. Le prime costruzioni dell’Avenches romana che risalgono all’inizio della nostra era, furono costruite in legno prima ed in pietra poi. Sotto l’imperatore Vespasiano, verso il 73 d.C. la città diventa colonia per i veterani dell’esercito.
Avenches, come Nyon e Augst, viene edificata secondo uno schema a scacchiera. Le strade si incrociano ad angolo retto, formando così una quarantina di insulae (isolati). Ognuna di queste misura circa 70 per 110 metri; alcune con abitazioni, negozi di artigiani e commercianti, edifici pubblici (templi, terme, ecc.) e altre costruzioni che sono situate attorno al foro. Poco lontani dal centro vi sono il teatro e l’anfiteatro. La città è protetta da una cintura di muri dalla lunghezza di circa 6 Km, con 73 di torri e 4 porte da dove passano le vie di accesso principali. Questa colonia accolse circa 20’000 abitanti che, per l’epoca, erano un numero abbastanza elevato.
L’unico porto della Svizzera romana, si trovava nella parte sud del lago di Morat, il cui livello era più alto di quello attuale. Il suo molo era lungo 100 metri. Lungo lo stesso si trovavano numerose botteghe di artigiani e stalle per gli animali (buoi) che trainavano i carri merci sulla strada che collegava il porto alla città. Il passo successivo fu quello di scavare un canale molto esteso che permettesse il trasporto di blocchi di pietra dalla cava di Concise, lago di Neuchâtel, fino ad Avenches.
Campagna e piccoli agglomerati
Oltre che di grandi città, l’altopiano è disseminato di numerosi agglomerati di estensione minore. Si tratta spesso di piccoli centri (vicus: vico; Vico Morcote, Vico Soprano, Sonvico, …) che hanno funzioni diverse a dipendenza dei casi.
Uno di questi, Lousonna (Losanna), è una vera città formata di quartieri con foro, tempio e basilica. La sua posizione favorevole nel cuore del bacino lemanico, le permette di divenire un importante centro di scambi tra Rodano e Altopiano. Il suo ruolo economico è testimoniato da un’iscrizione latina che parla dell’esistenza di un’associazione di battellieri del Lemano e da una carta stradale dell’epoca romana che da il nome di Losonne al lago.
Altre piccole località sono per esempio Salodurum (Soletta), Genava (Ginevra), Viviscus (Vevey), Minnodunum (Moudon), Pennelocus (Villeneuve), Ad Fines (Pfyn). Il vicus Vindonissa (Windisch, nei pressi di Brugg) è quello che raggruppa per lo più, i mercanti e i locandieri; infatti questo vico è legato al campo militare omonimo, capace di alloggiare un’intera legione (ca. 5’000 uomini). Si tratta di una parte del dispositivo di difesa e sorveglianza della frontiera sul Reno.
Oltre gli agglomerati gli insediamenti sono dispersi. Centinaia di villae (villa; villaggio), complessi agricoli o residenze di lusso, sono disseminate sull’Altopiano, soprattutto nella parte romanda, lungo gli assi stradali importanti e in prossimità dei centri rurali o urbani. Il paesaggio rurale è stato profondamente modificato dalla conquista romana, soprattutto a causa dell’intenso dissodamento. È a partire da questo momento che il paesaggio assume l’aspetto che noi conosciamo; infatti numerosi villaggi attuali sorgono dove erano situate “villae” romane. Lo studio dei toponimi e le molte ricerche archeologiche fatte, hanno portato a numerosi risultati; per esempio si è scoperto che il nome Payerne deriva da Paternacus, la cui abitazione si trovava dove oggi sorge la famosa chiesa abbaziale.
La civiltà gallo-romana
Per quattro secoli circa, la civiltà dei Celti, di origine nordica e quella dei Romani, di provenienza mediterranea, sono coesistite nel quadrilatero elvetico. Il risultato di questa convivenza è la profonda impronta lasciata dai Romani tra le popolazioni celtiche. Questa decisiva influenza si riflette ad esempio nel campo delle costruzioni: compaiono nuove tecniche fino ad allora sconosciute ai Celti. Numerosi mosaici decorano il pavimento di alcune dimore di lusso; un sistema di riscaldamento, rivoluzionario per l’epoca, permette di distribuire aria calda sotto i pavimenti e nei muri; mattonelle d’argilla cotta sono utilizzate per costruire colonne e si diffonde anche un nuovo sistema per la copertura dei tetti con grandi tegole ad orlo rialzato i cui cocci, ancora presenti nel suolo costituiscono un indizio prezioso per gli archeologi.
La civiltà romana ha dato un grande contributo anche in altri campi. è tipica la ceramica sigillata di color rosso e decorata con motivi in rilievo; anche la vite è introdotta dai Romani nella Svizzera occidentale e lungo il Reno. È forse necessario ricordare che la lingua latina ha dato origine a molte lingue come l’italiano, il francese e lo spagnolo*
(*) Le lingue derivanti dal latino portano il nome di neolatine o romanze e sono: il portoghese, il castigliano, il catalano, il francese, il franco-provenzale, il provenzale, l’italiano, il sardo, il ladino, il dalmatico e il rumeno.
Nonostante il dominio e l’influenza esercitata dal mondo romano, la civiltà celtica è riuscita a preservare molte caratteristiche. Ad esempio, la scultura.
Anche la religione rivela una fusione armoniosa tra le due civiltà, con la convivenza di divinità simili: Marte Albiorix, per es., è un dio nato dalle due religioni (Marte è un dio romano della guerra e Albiorix un dio celtico delle Alpi).
La concezione architettonica che è alla base del tempio “gallo-romano” illustra perfettamente questa fusione. In esso si ritrovano elementi tipicamente romani (colonnato) ed elementi celtici (pianta quadrata). Nel campo linguistico alcune parole di origine celtica si trovano nei nostri dialetti come, nella terminologia riferita al territorio (brüga, froda) e quella casearia (crenca, mascarpa). Anche parole dell’italiano hanno origine celtica come per esempio, Alpi (montagne), carro, betulla e il toponimo Milano (Mediolanum = in mezzo alla pianura.
Pure nei cognomi attestati nelle nostre zone si ritrova l’origine celtica, per esempio: Bordiga (in dialetto lombardo “Burdiga”, dal celtico “burdiga” = siepe di canne).
A partire dal III secolo, la civiltà gallo-romana assumerà pian piano nuove caratteristiche con l’arrivo sull’altopiano degli invasori germanici.
I primi cristiani
Il cristianesimo, dalla sua culla in Palestina, si espande in tutto l’impero romano. I legionari romani dall’Italia portano la nuova fede anche in Svizzera, dove si propagherà partendo dall’ovest. Non esiste, per ora, nessuna testimonianza diretta anteriore alla fine del III secolo. è in effetti ad Avenches che sono stati portati alla luce, da una tomba, due bicchieri di vetro, uno dei quali con un’iscrizione cristiana, risalenti al 300 ca.. Questo non significa che fino a quel momento nessun cristiano sia vissuto in Svizzera, ma sono le scoperte archeologiche che fanno stato.
Avenches è una città ed è appunto negli agglomerati urbani e in centri importanti che il cristianesimo si sviluppa, grazie alla gente che viaggia ovvero i commercianti, i legionari e i funzionari. A Sion è stata scoperta la più antica iscrizione cristiana della Svizzera risalente al 377. Nelle campagne, invece, le popolazioni rurali sono meno aperte alle nuove idee e si mostrano diffidenti verso la nuova religione.
La diffusione del cristianesimo verrà ostacolata dalle persecuzioni scatenate nei territori dell’impero. Roma vede in questa nuova fede un attentato alle pratiche tradizionali e una fonte di sconvolgimenti politici. Inoltre teme che il culto e la posizione dell’imperatore possano subire una perdita di potere. Verso la fine del III secolo una legione stazionata ad Agaunum (St. Maurice) fu massacrata. I soldati della legione, tra i quali San Maurizio, avevano rifiutato di offrire sacrifici agli idoli pagani. Gli storici non concordano però sull’interpretazione di questo fatto.
La religione cristiana avanza man mano che la minaccia dei popoli germanici cresce. Nel III secolo gli Alemanni invadono l’Altopiano svizzero e le strutture create dai Romani iniziano a cedere. Nel 313 lo stato romano, fino allora persecutore dei cristiani, autorizza con l’editto dei Milano, la pratica di questa religione che diventerà addirittura la religione ufficiale alla fine del IV secolo.
Da qui in poi saranno i pagani che rifiutano di convertirsi ad essere perseguitati. La chiesa si organizza pian piano, già nel IV secolo sorgono alcune diocesi in antiche località romane come, per es., Avenches e Martigny. Queste due sedi episcopali saranno trasferite a Losanna e a Sion a causa della minaccia degli invasori e della loro avanzata. Il cristianesimo è quindi ben radicato in Svizzera fin dal IV secolo ma la pratica del paganesimo (insieme dei riti pagani, da paganus; abitante della campagna) resisterà per molto tempo ancora.
L’alto Medio Evo (400 – 900)
La Svizzera degli Alemanni, dei Burgundi e dei Goti
Il sistema di fortificazioni romane lungo il Reno e il Danubio ha fatto in modo che per molto tempo i popoli germanici rimanessero situati oltre la frontiera dell’Impero spesso non senza qualche problema.
Nel III secolo gli Alemanni compiono le prime incursioni sull’Altopiano Svizzero. Le fortificazioni cadono, Augst viene distrutta, Avenches non viene risparmiata ma poi viene in parte ricostruita. Molti villaggi vengono invasi. Baden viene incendiata ben tre volte in poco meno di 100 anni. Quasi tutte le “villae” vengono distrutte. Ogni volta che i Romani reagiscono respingono l’invasore ottenendo una breve tregua. Questo permette la ricostruzione delle fortificazioni. Nel 410 Roma viene saccheggiata dai Visigoti, nel 455 dai Vandali. Una nuova era si delinea lentamente all’orizzonte; il Medioevo*
(Si tratta del periodo storico situato tra l’antichità e l’era moderna; la prima parte di questo periodo è chiamata “alto Medioevo” (476 – 1000), la seconda parte, “basso Medioevo” (1000-1492). Tra antichità e Medioevo non vi è un taglio netto poiché si tratta prevalentemente di periodi dettati dagli storici ma che in realtà sono poco visibili.).
Nel IV secolo i Burgundi si stabiliscono pacificamente nella regione del Lemano (Savoia). Ezio, generale romano, ha acconsentito a ciò. Dopo la sua morte, nel 454, i Burgundi occupano l’intera Svizzera romanda. Sono poco numerosi e si assimilano agli indigeni gallo-romani e ne imparano la lingua. Questi ultimi sotto la pressione degli invasori, si ritirarono ad ovest della Svizzera romanda. Poco tempo dopo il nord e l’est della Svizzera vengono di nuovo invasi dagli Alemanni che si stabiliscono tra il lago di Costanza le alpi e l’Aar. La loro avanzata è lenta e avviene a tappe successive: impiegheranno più di due secoli prima di raggiungere la regione di Berna.
Da allora in poi la Svizzera subisce l’influenza di due civiltà che lasceranno la loro traccia indelebile. Ad occidente i Burgundi, il cui territorio sarà annesso alla Borgogna e ad oriente gli Alemanni, nelle regioni che andranno poi a formare la Svizzera tedesca.
Nel 476 l’Impero romano d’Occidente si sgretola. nel V secolo altri popoli barbarici spingendosi a vicenda ne abbattono le frontiere. I Franchi si stabiliscono nel nord della Gallia mentre il sud e la Spagna sono occupati dai Visigoti. Gli Ostrogoti sottomettono l’Italia, il Ticino e la Rezia. I Vandali invadono l’Africa del Nord. L’Impero romano d’Oriente, separato a partire dal 395 da quello d’Occidente, sopravviverà ancora per altri dieci secoli.
Elmo germanico del VI secolo simile a quello ritrovato alla foce del Rodano, nel Lemano
La Svizzera dei Franchi e dei Longobardi
Nel VI secolo quasi tutta la Svizzera passa sotto la dominazione dei Franchi merovingi (discendenti di Meroveo, Re franco del V secolo.) Sotto la guida del loro Re, Clodoveo, conquistano un immenso territorio. Nel 496 sottomettono gli Alemanni e nel 534 pongono fine al regno burgundo. Solo il Ticino sfugge a questo invasore per essere però incorporato nel regno longobardo. I Longobardi sono un popolo germanico che si è stabilito in Germania nel VI secolo. All’interno del vasto regno franco, all’apogeo verso l’inizio del IX secolo con Carlo Magno*, i popoli sottomessi mantengono i propri caratteri. Così, sia i Burgundi che i Gallo-Romani, sia gli Alemanni che i Reti ed i Longobardi (sottomessi nel 774) conservano la loro propria cultura. Sono però costretti ad accettare il nuovo ordinamento politico imposto dai Franchi che insediano i loro funzionari nei centri urbani come Ginevra, Losanna e Basilea.
(*) Figlio di Pipino il Breve che diede inizio, con la sua ascesa al trono nel 751, alla dinastia dei Carolingi, denominazione, quest’ultima, derivante da Karolus (Carlo), assai comune tra i Franchi. (es.: Carlo Magno, Carlo Martello (nonno di Carlo Magno), ecc.).
Nell’814 Carlo Magno muore. Il potere passa al figlio e successivamente ai tre nipoti che si trovano però in discordia. Nell’843, dopo lunghe lotte, si spartiscono l’Impero. La parte occidentale, regno di Carlo il Calvo, è all’origine della Francia. La parte orientale è attribuita a Ludovico il Germanico, prenderà corpo la Germania; a questo regno appartiene anche la Svizzera orientale mentre l’ovest è inglobato nella parte centrale dell’antico impero franco, il regno di Lotario, che presto si dividerà. Sulle sue rovine sorgeranno il regno d’Italia nell’870 e il secondo regno di Borgogna nell’888, al quale apparterrà la svizzera ad ovest della Reuss.
La religione cristiana si diffonde in Svizzera grazie all’influenza dei Burgundi che si sono convertiti; saranno però i Franchi a diffonderla anche nelle campagne, rimaste per molto tempo pagane. Nell’VIII secolo, per esempio, il Re dei Franchi ordina a missionari irlandesi, tra cui Gallo e Colombano, di evangelizzare il territorio elvetico. Parallelamente, anche su iniziativa di grandi proprietari, furono erette chiese, conventi ed abbazie, che diventano centri di irradiazione della cultura come, per esempio, Romainmôtier (VD) verso il 450, Saint-Ursanne (JU) e San Gallo verso il 620.
L’eredità culturale dell’alto Medioevo
Alemanni, Burgundi e Franchi vivono soprattutto in villaggi sparsi nelle campagne in abitazioni prevalentemente di legno. Al contrario dalle numerose rovine di pietra lasciate dai Romani, i reperti archeologici sulle popolazioni germaniche scarseggiano.
La maggior parte delle informazioni provengono però dalle diverse tombe, portate alla luce sul nostro territorio. In queste tombe sono state scoperte delle fibule (fermagli metallici per abiti), placche di cinture incrostate con l’argento, bracciali, gioielli e armi. Non è comunque facile distinguere a quale civiltà appartengano tutti questi reperti. Ciò a dimostrazione dell’influenza delle diverse culture tra loro.
Con l’affermazione del cristianesimo durante il dominio dei Franchi, le usanze funebri si modificano; i cimiteri non possono quindi più essere utilizzati quale fonte di informazione archeologica.
Se il dominio franco è stato essenzialmente politico, le civiltà burgunda e alemannica hanno determinato la geografia linguistica del nostro paese. La toponomastica; disciplina che studia l’origine dei nomi di luogo, lo conferma. Ad esempio i suffissi “ingen”, “ens”, “engo” sono di origine germanica. Il primo si ritrova in più di mille nomi di luogo nella Svizzera tedesca, dove i Gallo-Romani, ritiratisi verso ovest, hanno lasciato spazio alla germanizzazione. Il secondo invece, testimone dell’influenza Gallo-Romana, erede della cultura romana, è più presente nella Svizzera romanda, dove i Gallo-Romani, mescolati ai Burgundi, sono la maggioranza (regione vodese e friburghese). Il terzo suffisso è presente in vari nomi di paesi al sud delle Alpi e principalmente in Leventina. Questo è il risultato dell’occupazione dei popoli germanici; una Svizzera fortemente germanizzata ad est, dove si imporrà lo schwyzerdütsch; ad ovest fortemente romanizzata si imporrà la lingua romanza (derivata come già visto dal latino). La lingua germanica dei Burgundi, mescolata col latino già alterato da nomi celtici è dunque all’origine dei dialetti romandi. Il Ticino, incorporato prima nel regno ostrogoto e poi in quello longobardo, è rimasto nell’orbita italiana subendone l’influenza sia nella lingua che nella cultura. Nella Rezia, poco toccata dalle invasioni, l’impronta della civiltà latina è rimasta preponderante ed è all’origine del romancio.
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