Divorzio giudiziale: come viene assegnata la casa familiare
Avvocato Divorzista | Studio Legale Marzorati
Nel divorzio giudiziale uno dei provvedimenti più delicati è quello che stabilisce a quale coniuge venga assegnata la casa familiare.
Il criterio in base al quale la casa viene assegnata alla moglie o al marito è indipendente dalla proprietà dell’immobile, che può essere sia di uno dei coniugi che di una terza persona.
Ai fini dell’assegnazione, invece, rileva se la coppia abbia o meno figli minori o maggiorenni ma non autosufficienti.
La natura del provvedimento di assegnazione, infatti, risponde all’esigenza di tutela dell’interesse morale e spirituale della prole a mantenere l’habitat domestico affinché sia reso meno traumatico il cambiamento di vita causato dalla rottura del nucleo familiare. Proprio per questo l’assegnazione della casa spetta, generalmente, al coniuge con cui vengono collocati i figli della coppia (ossia il genitore che vivrà prevalentemente con i bambini nell’ambito di un affidamento condiviso oppure il genitore che detiene l’affidamento esclusivo).
L’assegnazione viene valutata a livello economico nella definizione delle condizioni patrimoniali dei coniugi e, quindi, dell’eventuale diritto al mantenimento perché consiste in un’utilità di cui gode il coniuge assegnatario. È evidente, infatti, che chi ottiene l’assegnazione della casa potrà risparmiare la somma necessaria ad assicurarsi un’altra abitazione.
Se marito e moglie divorziano senza aver avuto figli i criteri utilizzati dai Tribunali sono diversi perché il Giudice difficilmente concederà l’assegnazione ad un coniuge diverso dal proprietario. Quando non devono essere tutelate le esigenze dei minori, infatti, il Tribunale tende a far prevalere il diritto di proprietà dell’immobile rispetto all’assegnazione che non è un diritto proprio del coniuge.
© Avv. Andrea Marzorati – Vietata la riproduzione anche parziale (tutti i contenuti sono protetti dal diritto d’autore)